La figura di Maria Montessori è di certo una delle più celebri nella pedagogia italiana e mondiale del '900.
Conosciuta da tutti come la madre della Pedagogia scientifica, è anche l'ideatrice delle "Case dei Bambini", ed ha esportato il proprio Metodo in tutto il mondo. Il Metodo Montessori ha attratto, e continua ad attrarre tutt'oggi, moltissime persone, tuttavia in questo post il mio intento è soprattutto quello di fornire maggiori informazioni sulla figura di questa donna straordinaria, che seppur spesso criticata sul piano delle scelte personali (ha lasciato suo figlio Mario in un istituto subito dopo la sua nascita, per poi riprendere i contatti con lui solo una volta adulto, e non ha mai ammesso che fosse suo figlio, continuando a presentarlo come un nipote) ha certamente fornito contributi fondamentali per la nascita di una nuova Pedagogia, fondata non più solo su speculazioni, ma sui fatti, sull'azione, dalla cui osservazione potevano essere tratti tutti i principi guida necessari per una corretta educazione. La Montessori ha poi fornito contributi fondamentali alla causa dell'emancipazione femminile, al riconoscimento dei diritti delle persone con deficit, dei poveri e degli sfruttati. Una donna poliedrica Maria Montessori, che nella sua vita si è dedicata allo studio, alla ricerca, al miglioramento della società mediante l'educazione, nella speranza di poter costruire, attraverso essa, un mondo di pace. Ma ora analizziamo più nel dettaglio la sua storia.
Maria Montessori |
L’attività
scientifica di Maria Montessori ricopre un arco temporale piuttosto ampio,
circa un cinquantennio. Ella si laurea in Medicina nel 1896, ma i suoi
interessi spaziarono dall’antropologia alla psichiatria, dalla embriologia alla
pedagogia sperimentale. Molte sue scelte furono
decisamente contrarie alle convenzioni sociali dell’epoca, a partire dalla sua
formazione: interessata alla matematica intraprese gli studi secondari
superiori presso un Istituto tecnico, per poi decidere di iscriversi alla
Facoltà di Medicina. Non potendovi però accedere direttamente per questioni
burocratiche (e incontrando ostacoli anche da parte della famiglia) fu
costretta a frequentare prima il primo biennio della Facoltà di Scienze
Matematiche, Fisiche e Naturali, per poi trasferirsi al terzo anno di Medicina.
Riesce a laurearsi con una tesi in Psichiatria nel 1896, quando le donne medico
erano ancora pochissime e ancor meno erano quelle che realmente esercitavano la
professione dopo aver conseguito il titolo. Scelse poi di dedicarsi in
particolare alla psichiatria, campo che più di altri era considerato poco
adatto alle donne.
Nel frattempo si interessa
molto anche alla questione femminista, aderendo al movimento di emancipazione della donna e partecipando come delegata
italiana al Congresso di Berlino e a quello di Londra. Ella si batté in
particolare per l’eguaglianza delle
condizioni lavorative e salariali di uomini e donne e per denunciare lo
sfruttamento minorile nel mondo del lavoro, nonché per il diritto al voto politico per le donne.
L’anno successivo alla
laurea la Montessori inizia a lavorare come assistente presso la Clinica psichiatrica dell’Università di
Roma, collaborando con i luminari Sciamanna, De Sanctis e Sergi. Il
lavoro presso la Clinica la porta a interessarsi dei bambini con ritardi,
o frenastenici,
che spesso venivano ricoverati nei manicomi poiché considerati irrecuperabili, quando
invece, secondo la dottoressa, avrebbero potuto essere trattati con adeguati interventi
pedagogici. La Montessori decise di esporre le sue teorie al riguardo
in occasione del Primo Congresso Pedagogico che si tenne a Torino nel
1898, durante il quale propose di istituire per questi bambini classi aggiunte
presso le scuole elementari, formando adeguatamente anche i loro insegnanti, e
creare per i casi più gravi Istituti
medico-pedagogici. L’intervento suscitò molti consensi e l’approvazione
delle sue proposte.
Proprio a seguito del
successo riscontrato durante il Congresso, la Montessori ricevette l’incarico
dal Ministro della pubblica istruzione del tempo di tenere dei Corsi sulla pedagogia emendativa
presso le scuole normali di Roma.
I tempi erano maturi per
la costruzione di una Scuola Magistrale Ortofrenica per la formazione di maestri ai nuovi metodi di educazione dei bambini frenastenici,
che venne creata nel 1900 a Roma, e che la Montessori contribuì a dirigere per
due anni, creando una annessa classe sperimentale nella quale lei stessa si
impegnò nell’attività didattica, mettendo a punto tecniche e materiali sempre
più adatti alle esigenze di quei soggetti.
I primi contributi
scientifici innovativi nel campo dell’educazione e del recupero del minorato
psichico risalivano agli studi di Itard e dell’allievo Seguin,
che divennero importanti riferimenti all’interno del percorso intellettuale di
Maria Montessori. Nel suo caso più famoso, quello del “ragazzo selvaggio
dell’Aveyron”, Itard aveva creato una terapia basata sul convincimento che
l’inferiorità del ragazzo dipendeva esclusivamente dalle condizioni ambientali
in cui questi era cresciuto, e che fosse quindi possibile strutturare tecniche
riabilitative, basate soprattutto sull’educazione sensoriale, capaci di
garantire un recupero delle abilità carenti. Effettivamente grazie ad una
educazione sistematica dei sensi, con attività sensoriali e motorie realizzate
secondo specifiche progressioni (da discriminazioni massime a minime,
esercitando prima un senso, poi più insieme. Secondo Seguin gli esercizi sensoriali devono seguire questa
progressione: tatto,
vista, udito, gusto, olfatto),
Itard riuscì a far sì che il ragazzo recuperasse almeno in parte alcune
capacità mentali.
Nonostante i successi però
né le teorie di Itard né quelle di Séguin furono prese davvero seriamente in
considerazione dal mondo dell’educazione, a causa dei pregiudizi nei confronti
dei bambini “anormali”, considerati spesso irrecuperabili. La Montessori invece
si ispirò alle metodologie di Itard e Séguin nella sua azione educativa a
favore dei soggetti disabili, convinta delle opportunità offerte dagli
interventi educativi adeguati nel recupero dei soggetti con ritardo mentale.
Ella rimase incuriosita in particolare dalla proposta di Séguin di applicare il suo metodo speciale anche
ai bambini normali.
Ella iniziò quindi a
mettere a punto il suo METODO
MEDICO-PEDAGOGICO, che si snoda attraverso una serie di fasi:
- Educazione igenica: Ha come scopo immediato quello di sviluppare la sensibilità e richiamare l’attenzione del soggetto sull’ambiente esterno. Prevede l’utilizzo di tecniche quali bagni, frizioni, massaggi… e mira anche a sviluppare la capacità di controllo degli sfinteri.
- Educazione muscolare: Ha come obiettivo quello di intervenire su quei problemi di coordinazione dell’attività muscolare spesso presenti nei bambini con insufficienze mentali (iperattività, atonia…), attraverso esercizi volti a far produrre movimenti progressivamente più complessi. L’insegnamento del movimento ruota intorno a due regole generali: la prima, prevede che i movimenti d’insieme precedano quelli parziali (o particolari); la seconda che il movimento complesso venga analizzato nei suoi tempi successivi e che se ne perfezioni isolatamente ogni dettaglio.
- Educazione sensoriale: Finalizzata a stimolare abilità che si pongono come punto di partenza per l’acquisizione di ulteriori competenze, come l’associazione e la discriminazione di colori, forme, superfici, suoni, sapori…
- Lettura e scrittura: Tali abilità vengono apprese nell’ultima fase dell’intervento attraverso la manipolazione e discriminazione di lettere mobili d’alfabeto e rappresentano la punta più avanzata delle abilità cognitive conseguite.
Mentre tutti ammiravano i
risultati raggiunti dai bambini con deficit seguiti dalla Montessori,
quest’ultima si domandava come fosse possibile che allievi normodotati si
trovassero a livelli tanto bassi da essere facilmente raggiunti dai suoi
allievi. Iniziò quindi a farsi strada in lei l’ipotesi che parte delle
procedure adottate per i bambini minorati potessero adattarsi anche all’interno
dei normali contesti scolastici, visto che comunque i soggetti con ritardo
mentale presentavano alcune caratteristiche in comune con quelli normodotati di
età inferiore (ad es. la scarsa coordinazione dei movimenti muscolari, i sensi
ancora poco sviluppati, il linguaggio rudimentale…). L’occasione per verificare
tutto questo le si presenta nel 1906, quando viene contattata dall’ingegner
Talamo, Direttore generale dell’Istituto Romano dei Beni Stabili, che aveva
dato il via ad un progetto di riqualifica del quartiere popolare di San Lorenzo
in Roma, e aveva intenzione, nell’ambito di questo progetto, di ristrutturare
le abitazioni dotando ciascuna di esse di una scuola infantile. L’obiettivo del
progetto era quello di riformare il quartiere, in cui vigevano condizioni di
particolare degrado sociale e sanitario e la cui popolazione era composta
prevalentemente da operai, disoccupati e mendicanti. L’esigenza di porre
rimedio a gravi problemi sociali poteva divenire quindi un’occasione per dare
il via a un nuovo esperimento di educazione infantile su vasta scala. Ogni casa
popolare sarebbe stata dotata di una scuola, che avrebbe accolto i bambini in
età prescolare (3-7 anni). Esse vennero denominate “Case dei bambini”,
e la prima fu inaugurata il 6 gennaio
1907 a via dei Marsi 58.
A due anni di distanza
dall’apertura della prima Casa dei bambini, la Montessori pubblicò l’opera che
la rese famosa nel mondo: “Il metodo della Pedagogia Scientifica
applicata all’educazione infantile nelle Case dei Bambini”. In
questo lavoro la Montessori presentò i principali
risultati del suo esperimento educativo, espose la propria concezione dell’infanzia e le basi del suo metodo.
La prima parte del titolo fa in modo che l’opera venga collocata all’interno di
una corrente di riflessione teorica che vedeva impegnati i più importanti
pedagogisti del tempo (Dewey, Decroly, Claparede…), mentre la seconda evidenzia
che essa è rivolta specificatamente all’analisi di problematiche educative e
metodologiche finalizzate in senso
operativo.
Per quanto concerne la
posizione assunta dalla Montessori sul tema della pedagogia scientifica essa i basa sul presupposto che per educare bisogna conoscere il soggetto da educare. Secondo la studiosa è
necessario che la pedagogia rivendichi una autonomia di contenuto e di metodo,
così come è stato per altre discipline. La pedagogia deve tuttavia avvalersi anche
di apporti provenienti da altre discipline, come la psicologia sperimentale e
l’antropologia, in grado di fornire informazioni utili nello sviluppo di nuove
procedure. Stava poi molto a cuore alla Montessori la questione del metodo:
troppo a lungo la pedagogia si era limitata a prendere in prestito il metodo di
altre scienze, era necessario che sviluppasse un proprio metodo. Ella ritiene in particolare che il Metodo
della Pedagogia Scientifica debba essere quello dell’osservazione.
Tale procedura deve
essere però condotta rispettando una serie di criteri, affinché possa essere
considerata attendibile e valida: deve essere condotta
in condizioni di assoluta “assenza di
pregiudizio” (con estrema esattezza e obiettività- attendibilità-) e creare le condizioni per cui i fenomeni
osservati si manifestino nella loro autenticità (il bambino doveva
essere lasciato libero di manifestare liberamente i propri bisogni, tendenze e
capacità –validità-).
Tutto questo garantisce
una continua interazione tra teoria ed azione, per cui dall’azione e dall’osservazione di essa scaturisce una
riflessione teorica che a sua volta influirà sull’azione. La Casa dei Bambini è
quindi per la Montessori un “laboratorio di psicologia”,
con la differenza però che l’esperimento svolto all’interno di essa evita di provocare reazioni per volontà
dello sperimentatore e offre invece dei reattivi alla libera scelta del soggetto. I reattivi introdotti
hanno come finalità quella di permettere nel soggetto lo stabilirsi di reazioni
durevoli, cioè di modificarne la personalità.
Il Metodo della Pedagogia
Scientifica riscontrò un grandissimo successo, tanto da essere tradotto nel
giro di 3 anni in inglese, francese, tedesco, russo, polacco, e essere
pubblicato poco dopo anche in Giappone, Irlanda, Danimarca e Olanda. Il Primo Corso Internazionale per la
formazione degli insegnanti al metodo si tenne a Roma nel 1913 e
accolse partecipanti da tutto il mondo (Australia, Giappone, Stati Uniti,
Canada, Inghilterra, Spagna…).
In Italia dove il primo
esperimento di via dei Marsi sarà seguito dall’apertura di altre case dei
Bambini a Roma e a Milano, la Montessori tenne il suo primo corso nel 1909, appena pubblicato Il Metodo.
Il progetto educativo che
la dottoressa elaborerà per un’estensione del suo metodo agli altri ordini di
scuola sino all’Università , sebbene non sia presentato in maniera così
sistematica come quello proposto per la scuola elementare, non manca di
indicazioni specifiche sul piano metodologico e didattico. Tale tema sarà
trattato nel volume Dall’Infanzia all’Adolescenza, che affronta in chiave
psicologica e didattica le problematiche riconducibili alla fanciullezza e
all’adolescenza.
A partire dal 1924 non le
manca l’appoggio del Fascismo, ma quando si rende conto della
strumentalizzazione del metodo a fini propagandistici che il regime intendeva
operare, si trasferì prima in Spagna, poi in Olanda dove rimarrà fino
all’inizio della seconda guerra mondiale. In seguito alla rottura dei rapporti
con il Fascismo, saranno soppresse in Italia tutte le scuole e istituzioni
montessoriane. Idem successe in Germania e in Austria.
Terminata la guerra torna
in Europa. In uno scritto di questo periodo “Come educare il potenziale umano”
vengono ulteriormente precisati i caratteri di un’educazione che assume sempre
più i caratteri della dimensione cosmica intesa come promozione di una
conoscenza in grado di cogliere il rapporto d’interdipendenza e d’organica
connessione che unisce gli uomini. L’educazione “cosmica” è un concetto chiave
della pedagogia di Maria Montessori. Da un punto di vista operativo, esso trova
traduzione nella predisposizione di un ambiente di apprendimento, in grado di
guidare il bambino nella comprensione del proprio ruolo, all’interno del
complesso sistema di interrelazioni, che regola il delicato equilibrio tra gli
elementi che compongono il cosmo.
Maria Montessori muore nel 1952 in Olanda, a Noordwijk. Sulla sua tomba è possibile leggere le seguenti parole:
"Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo."
Maria Montessori in una "Casa dei Bambini" |
Di certo il discorso sul Metodo non può essere esaurito in poche righe, mi ripropongo tuttavia di parlare ancora di questa straordinaria figura della Pedagogia italiana. Vi propongo però una serie di testi che costituiscono una lettura utile ed interessante per chi voglia approfondire la conoscenza della scienziata e pedagogista:
- "Attualità scientifica della pedagogia di Maria Montessori" di C.Tornar
- "La pedagogia di Maria Montessori tra teoria ed azione" di C.Tornar
- "La scoperta del bambino" di M.Montessori
- "Come educare il potenziale umano" di M.Montessori
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