giovedì 12 marzo 2015

Maria Montessori, una pedagogia che trae la teoria dall'azione

La figura di Maria Montessori è di certo una delle più celebri nella pedagogia italiana e mondiale del '900.
Conosciuta da tutti come la madre della Pedagogia scientifica, è anche l'ideatrice delle "Case dei Bambini", ed ha esportato il proprio Metodo in tutto il mondo. Il Metodo Montessori ha attratto, e continua ad attrarre tutt'oggi, moltissime persone, tuttavia in questo post il mio intento è soprattutto quello di fornire maggiori informazioni sulla figura di questa donna straordinaria, che seppur spesso criticata sul piano delle scelte personali (ha lasciato suo figlio Mario in un istituto subito dopo la sua nascita, per poi riprendere i contatti con lui solo una volta adulto, e non ha mai ammesso che fosse suo figlio, continuando a presentarlo come un nipote) ha certamente fornito contributi fondamentali per la nascita di una nuova Pedagogia, fondata non più solo su speculazioni, ma sui fatti, sull'azione, dalla cui osservazione potevano essere tratti tutti i principi guida necessari per una corretta educazione. La Montessori ha poi fornito contributi fondamentali alla causa dell'emancipazione femminile, al riconoscimento dei diritti delle persone con deficit, dei poveri e degli sfruttati. Una donna poliedrica Maria Montessori, che nella sua vita si è dedicata allo studio, alla ricerca, al miglioramento della società mediante l'educazione, nella speranza di poter costruire, attraverso essa, un mondo di pace. Ma ora analizziamo più nel dettaglio la sua storia.

Maria Montessori

L’attività scientifica di Maria Montessori ricopre un arco temporale piuttosto ampio, circa un cinquantennio. Ella si laurea in Medicina nel 1896, ma i suoi interessi spaziarono dall’antropologia alla psichiatria, dalla embriologia alla pedagogia sperimentale. Molte sue scelte furono decisamente contrarie alle convenzioni sociali dell’epoca, a partire dalla sua formazione: interessata alla matematica intraprese gli studi secondari superiori presso un Istituto tecnico, per poi decidere di iscriversi alla Facoltà di Medicina. Non potendovi però accedere direttamente per questioni burocratiche (e incontrando ostacoli anche da parte della famiglia) fu costretta a frequentare prima il primo biennio della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, per poi trasferirsi al terzo anno di Medicina. Riesce a laurearsi con una tesi in Psichiatria nel 1896, quando le donne medico erano ancora pochissime e ancor meno erano quelle che realmente esercitavano la professione dopo aver conseguito il titolo. Scelse poi di dedicarsi in particolare alla psichiatria, campo che più di altri era considerato poco adatto alle donne.
Nel frattempo si interessa molto anche alla questione femminista, aderendo al movimento di emancipazione della donna e partecipando come delegata italiana al Congresso di Berlino e a quello di Londra. Ella si batté in particolare per l’eguaglianza delle condizioni lavorative e salariali di uomini e donne e per denunciare lo sfruttamento minorile nel mondo del lavoro, nonché per il diritto al voto politico per le donne.
L’anno successivo alla laurea la Montessori inizia a lavorare come assistente presso la Clinica psichiatrica dell’Università di Roma, collaborando con i luminari Sciamanna, De Sanctis e Sergi. Il lavoro presso la Clinica la porta a interessarsi dei bambini con ritardi, o frenastenici, che spesso venivano ricoverati nei manicomi poiché considerati irrecuperabili, quando invece, secondo la dottoressa, avrebbero potuto essere trattati con adeguati interventi pedagogici. La Montessori decise di esporre le sue teorie al riguardo in occasione del Primo Congresso Pedagogico che si tenne a Torino nel 1898, durante il quale propose di istituire per questi bambini classi aggiunte presso le scuole elementari, formando adeguatamente anche i loro insegnanti, e creare per i casi più gravi Istituti medico-pedagogici. L’intervento suscitò molti consensi e l’approvazione delle sue proposte.
Proprio a seguito del successo riscontrato durante il Congresso, la Montessori ricevette l’incarico dal Ministro della pubblica istruzione del tempo di tenere dei Corsi sulla pedagogia emendativa presso le scuole normali di Roma.
I tempi erano maturi per la costruzione di una Scuola Magistrale Ortofrenica per la formazione di maestri ai nuovi metodi di educazione dei bambini frenastenici, che venne creata nel 1900 a Roma, e che la Montessori contribuì a dirigere per due anni, creando una annessa classe sperimentale nella quale lei stessa si impegnò nell’attività didattica, mettendo a punto tecniche e materiali sempre più adatti alle esigenze di quei soggetti.

I primi contributi scientifici innovativi nel campo dell’educazione e del recupero del minorato psichico risalivano agli studi di Itard e dell’allievo Seguin, che divennero importanti riferimenti all’interno del percorso intellettuale di Maria Montessori. Nel suo caso più famoso, quello del “ragazzo selvaggio dell’Aveyron”, Itard aveva creato una terapia basata sul convincimento che l’inferiorità del ragazzo dipendeva esclusivamente dalle condizioni ambientali in cui questi era cresciuto, e che fosse quindi possibile strutturare tecniche riabilitative, basate soprattutto sull’educazione sensoriale, capaci di garantire un recupero delle abilità carenti. Effettivamente grazie ad una educazione sistematica dei sensi, con attività sensoriali e motorie realizzate secondo specifiche progressioni (da discriminazioni massime a minime, esercitando prima un senso, poi più insieme. Secondo Seguin gli esercizi sensoriali devono seguire questa progressione: tatto, vista, udito, gusto, olfatto), Itard riuscì a far sì che il ragazzo recuperasse almeno in parte alcune capacità mentali.
Nonostante i successi però né le teorie di Itard né quelle di Séguin furono prese davvero seriamente in considerazione dal mondo dell’educazione, a causa dei pregiudizi nei confronti dei bambini “anormali”, considerati spesso irrecuperabili. La Montessori invece si ispirò alle metodologie di Itard e Séguin nella sua azione educativa a favore dei soggetti disabili, convinta delle opportunità offerte dagli interventi educativi adeguati nel recupero dei soggetti con ritardo mentale. Ella rimase incuriosita in particolare dalla proposta di Séguin di applicare il suo metodo speciale anche ai bambini normali.
Ella iniziò quindi a mettere a punto il suo METODO MEDICO-PEDAGOGICO, che si snoda attraverso una serie di fasi:
  • *      Educazione igenica: Ha come scopo immediato quello di sviluppare la sensibilità e richiamare l’attenzione del soggetto sull’ambiente esterno. Prevede l’utilizzo di tecniche quali bagni, frizioni, massaggi… e mira anche a sviluppare la capacità di controllo degli sfinteri.
  • * Educazione muscolare: Ha come obiettivo quello di intervenire su quei problemi di coordinazione dell’attività muscolare spesso presenti nei bambini con insufficienze mentali (iperattività, atonia…), attraverso esercizi volti a far produrre movimenti progressivamente più complessi. L’insegnamento del movimento ruota intorno a due regole generali: la prima, prevede che i movimenti d’insieme precedano quelli parziali (o particolari); la seconda che il movimento complesso venga analizzato nei suoi tempi successivi e che se ne perfezioni isolatamente ogni dettaglio.
  • *       Educazione sensoriale: Finalizzata a stimolare abilità che si pongono come punto di partenza per l’acquisizione di ulteriori competenze, come l’associazione e la discriminazione di colori, forme, superfici, suoni, sapori…
  • *    Lettura e scrittura: Tali abilità vengono apprese nell’ultima fase dell’intervento attraverso la manipolazione e discriminazione di lettere mobili d’alfabeto e rappresentano la punta più avanzata delle abilità cognitive conseguite.

Mentre tutti ammiravano i risultati raggiunti dai bambini con deficit seguiti dalla Montessori, quest’ultima si domandava come fosse possibile che allievi normodotati si trovassero a livelli tanto bassi da essere facilmente raggiunti dai suoi allievi. Iniziò quindi a farsi strada in lei l’ipotesi che parte delle procedure adottate per i bambini minorati potessero adattarsi anche all’interno dei normali contesti scolastici, visto che comunque i soggetti con ritardo mentale presentavano alcune caratteristiche in comune con quelli normodotati di età inferiore (ad es. la scarsa coordinazione dei movimenti muscolari, i sensi ancora poco sviluppati, il linguaggio rudimentale…). L’occasione per verificare tutto questo le si presenta nel 1906, quando viene contattata dall’ingegner Talamo, Direttore generale dell’Istituto Romano dei Beni Stabili, che aveva dato il via ad un progetto di riqualifica del quartiere popolare di San Lorenzo in Roma, e aveva intenzione, nell’ambito di questo progetto, di ristrutturare le abitazioni dotando ciascuna di esse di una scuola infantile. L’obiettivo del progetto era quello di riformare il quartiere, in cui vigevano condizioni di particolare degrado sociale e sanitario e la cui popolazione era composta prevalentemente da operai, disoccupati e mendicanti. L’esigenza di porre rimedio a gravi problemi sociali poteva divenire quindi un’occasione per dare il via a un nuovo esperimento di educazione infantile su vasta scala. Ogni casa popolare sarebbe stata dotata di una scuola, che avrebbe accolto i bambini in età prescolare (3-7 anni). Esse vennero denominate “Case dei bambini”, e la prima fu inaugurata il 6 gennaio 1907 a via dei Marsi 58.

A due anni di distanza dall’apertura della prima Casa dei bambini, la Montessori pubblicò l’opera che la rese famosa nel mondo: “Il metodo della Pedagogia Scientifica applicata all’educazione infantile nelle Case dei Bambini”. In questo lavoro la Montessori presentò i principali risultati del suo esperimento educativo, espose la propria concezione dell’infanzia e le basi del suo metodo. La prima parte del titolo fa in modo che l’opera venga collocata all’interno di una corrente di riflessione teorica che vedeva impegnati i più importanti pedagogisti del tempo (Dewey, Decroly, Claparede…), mentre la seconda evidenzia che essa è rivolta specificatamente all’analisi di problematiche educative e metodologiche finalizzate in senso operativo.
Per quanto concerne la posizione assunta dalla Montessori sul tema della pedagogia scientifica essa i basa sul presupposto che per educare bisogna conoscere il soggetto da educare. Secondo la studiosa è necessario che la pedagogia rivendichi una autonomia di contenuto e di metodo, così come è stato per altre discipline. La pedagogia deve tuttavia avvalersi anche di apporti provenienti da altre discipline, come la psicologia sperimentale e l’antropologia, in grado di fornire informazioni utili nello sviluppo di nuove procedure. Stava poi molto a cuore alla Montessori la questione del metodo: troppo a lungo la pedagogia si era limitata a prendere in prestito il metodo di altre scienze, era necessario che sviluppasse un proprio metodo. Ella ritiene in particolare che il Metodo della Pedagogia Scientifica debba essere quello dell’osservazione.
Tale procedura deve essere però condotta rispettando una serie di criteri, affinché possa essere considerata attendibile e valida: deve essere condotta in condizioni di assoluta “assenza di pregiudizio” (con estrema esattezza e obiettività- attendibilità-) e creare le condizioni per cui i fenomeni osservati si manifestino nella loro autenticità (il bambino doveva essere lasciato libero di manifestare liberamente i propri bisogni, tendenze e capacità –validità-).
Tutto questo garantisce una continua interazione tra teoria ed azione, per cui dall’azione e dall’osservazione di essa scaturisce una riflessione teorica che a sua volta influirà sull’azione. La Casa dei Bambini è quindi per la Montessori un “laboratorio di psicologia”, con la differenza però che l’esperimento svolto all’interno di essa evita di provocare reazioni per volontà dello sperimentatore e offre invece dei reattivi alla libera scelta del soggetto. I reattivi introdotti hanno come finalità quella di permettere nel soggetto lo stabilirsi di reazioni durevoli, cioè di modificarne la personalità.
Il Metodo della Pedagogia Scientifica riscontrò un grandissimo successo, tanto da essere tradotto nel giro di 3 anni in inglese, francese, tedesco, russo, polacco, e essere pubblicato poco dopo anche in Giappone, Irlanda, Danimarca e Olanda. Il Primo Corso Internazionale per la formazione degli insegnanti al metodo si tenne a Roma nel 1913 e accolse partecipanti da tutto il mondo (Australia, Giappone, Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Spagna…).
In Italia dove il primo esperimento di via dei Marsi sarà seguito dall’apertura di altre case dei Bambini a Roma e a Milano, la Montessori tenne il suo primo corso nel 1909, appena pubblicato Il Metodo.
 Il progetto educativo che la dottoressa elaborerà per un’estensione del suo metodo agli altri ordini di scuola sino all’Università , sebbene non sia presentato in maniera così sistematica come quello proposto per la scuola elementare, non manca di indicazioni specifiche sul piano metodologico e didattico. Tale tema sarà trattato nel volume Dall’Infanzia all’Adolescenza, che affronta in chiave psicologica e didattica le problematiche riconducibili alla fanciullezza e all’adolescenza.
A partire dal 1924 non le manca l’appoggio del Fascismo, ma quando si rende conto della strumentalizzazione del metodo a fini propagandistici che il regime intendeva operare, si trasferì prima in Spagna, poi in Olanda dove rimarrà fino all’inizio della seconda guerra mondiale. In seguito alla rottura dei rapporti con il Fascismo, saranno soppresse in Italia tutte le scuole e istituzioni montessoriane. Idem successe in Germania e in Austria. 
 Terminata la guerra torna in Europa. In uno scritto di questo periodo “Come educare il potenziale umano” vengono ulteriormente precisati i caratteri di un’educazione che assume sempre più i caratteri della dimensione cosmica intesa come promozione di una conoscenza in grado di cogliere il rapporto d’interdipendenza e d’organica connessione che unisce gli uomini. L’educazione “cosmica” è un concetto chiave della pedagogia di Maria Montessori. Da un punto di vista operativo, esso trova traduzione nella predisposizione di un ambiente di apprendimento, in grado di guidare il bambino nella comprensione del proprio ruolo, all’interno del complesso sistema di interrelazioni, che regola il delicato equilibrio tra gli elementi che compongono il cosmo.
Maria Montessori muore nel 1952 in Olanda, a Noordwijk. Sulla sua tomba è possibile leggere le seguenti parole: 
"Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo."

Maria Montessori in una "Casa dei Bambini"
 Di certo il discorso sul Metodo non può essere esaurito in poche righe, mi ripropongo tuttavia di parlare ancora di questa straordinaria figura della Pedagogia italiana. Vi propongo però una serie di testi che costituiscono una lettura utile ed interessante per chi voglia approfondire la conoscenza della scienziata e pedagogista:
  • "Attualità scientifica della pedagogia di Maria Montessori" di C.Tornar
  • "La pedagogia di Maria Montessori tra teoria ed azione" di C.Tornar
  • "La scoperta del bambino" di M.Montessori
  • "Come educare il potenziale umano" di M.Montessori